ISSN 2283-7558

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L'EDITORIALE

Qualità

Che fare per coniugare le potenzialità del web con la qualità nel settore del progetto di restauro? Perché, come ho notato più sopra, il livello medio della progettazione del restauro resta tutt’oggi bassissimo e la qualità stenta a diffondersi a livello dell’operare quotidiano? Cosa conferisce dunque qualità al progetto di restauro?

  
Seguono alcune SCHEDE illustrative di casi di valorizzazione presentati in occasione del Convegno dal titolo 'Valorizzazione del patrimonio storico in maniera compatibile' svoltosi a Venezia il 6 giugno e a Vicenza il 3 ottobre 2019.
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Quality

How is it possibile to combine the power of the internet with the quality of architectural restoration?
The average level of architectural projects in the restoration sector is still very low.
Which tools bring quality to the restoration project? 




Tutti noi, che volenti o nolenti viviamo nell’era di internet, siamo alla costante ricerca della qualità qualsiasi sia il settore del nostro operare; è questo lo stimolo per crescere, per migliorare il nostro agire, per fornire a clienti, committenti e controllori soluzioni più raffinate, colte e che ci fanno progredire anche sul piano personale. Web e qualità sono due aspetti che assieme potrebbero dare una notevole spinta ad elevare il livello di intervento e gestione, anche di chi opera nel patrimonio storico e culturale, per molteplici e ovvi motivi, ma così non è per certi versi. Non lo è soprattutto perché nella media i progetti non sono all’altezza della qualità che richiederebbe un patrimonio prezioso e complesso come il nostro. Non lo è perché bisogna saper interpretare numerosi cicli vitali sovrapposti, bisogna dare una risposta colta ai temi dell’autenticità, ai rapporti tra immagine e materialità, ci si deve confrontare con la conoscenza preliminare che va criticamente indirizzata, pianificata e non subita, e chi ha preparazione generica, e quindi superficiale, non è capace a dirimere tali e complessi problemi. Il giudizio sulla scarsa qualità dei progetti non è purtroppo un’opinione personale ma una realtà suffragata da costanti confronti con chi opera nelle amministrazioni pubbliche a molti livelli e che hanno quotidianamente l’occasione di tastare il polso alle progettazioni sui beni culturali.

  
Relativamente al web colgo due caratteri: in primo piano quello evidente di rendere tutto sempre più veloce estendendo i collegamenti, la pubblicità, i rapporti, le conoscenze e, di conseguenza, le opportunità e le modalità di lavoro. In secondo piano il fatto più tecnico-progettuale di disporre di programmi straordinari, non ultimo quello di rappresentare/gestire tutte le progettazioni in un ambiente unico, ma anche quelle di divulgare in tempo reale opportunità culturali, turistiche e aggiornarci con grande facilità. La valorizzazione del patrimonio culturale, e in generale il riuso, hanno beneficiato molto da queste potenzialità.

Strettamente connesso a questo tema è anche il supporto che potrebbero apportare le tecnologie avanzate all’operare concreto, che faciliterebbero il quotidiano a tutti i livelli, di progetto, di controllo dei cantieri, di rapporti con le committenze, con gli enti, ecc. Sono tutti dati estremamente positivi che, impensabili qualche decennio fa, potrebbero rendere più precisa la fase di analisi geometrica preliminare tramite i rilievi laser-scanner o la possibilità di accedere con droni alle zone recondite, potrebbero far sì che sia più pertinente la conoscenza dei materiali e delle strutture tramite le tecnologie avanzate per la diagnostica, il monitoraggio in situ, e di conseguenza consentirebbero di elevare la qualità del progetto in tutti i suoi risvolti, tecnici, amministrativi, di dettaglio, ecc.
  
Alcuni osservano che il mondo di internet oggi, navigando sulle cose, viaggia in superficie, corre rapido tra i problemi, semplifica e riduce all’osso invece di soffermarsi a scavare e approfondire. Questo indubbio aspetto per certi versi potrebbe contrastare con quella ricerca di qualità che segue chi per sua natura scava in profondità, s’interroga sui vari passaggi, cerca di approfondire concentrandosi su un problema alla volta tentando di risolverlo. Personalmente non credo sia un limite ma un’opportunità, si tratta di avere metodo nella ricerca, porsi obiettivi precisi e non perdersi tra i link ma cercare di governare gli approfondimenti senza surfare sull’onda, e quindi rimanere in superficie.

Relativamente alla qualità, quella che riguarda il mondo dei progettisti e quello operativo, nel quale sono coinvolte oltre alle imprese esecutrici anche i produttori di materiali, i committenti, gli enti amministrativi e della tutela, ecc. a differenza del precedente colgo invece assai poco.
Quando oggi si accenna al problema qualità ci si riferisce prevalentemente a contenitori burocratici che per attestarti la “qualità” costringono a procedure defatiganti, costose, puramente formali che tutto hanno meno che essere di stimolo a produrre qualità. Anzi, si può senz’altro dire che le certificazioni di qualità poco o niente hanno a che fare con la reale qualità del restauro.
  
Che fare quindi per coniugare le potenzialità del web con la qualità nel settore del progetto di restauro? Perché, come ho notato più sopra, il livello medio della progettazione del restauro resta tutt’oggi bassissimo e la qualità stenta a diffondersi a livello dell’operare quotidiano?
Per cercare di rispondere innanzitutto bisogna chiedersi cos’è la qualità di un progetto di restauro architettonico; è una riflessione questa raramente condotta sia nella letteratura sia nella ricerca universitaria, poco approfondita nei convegni e quasi ignorata dalla ricerca.

Se per il progetto del nuovo la qualità è ben definibile e consiste nell’apporto formale, nella creatività e originalità delle soluzioni, nella capacità di rispondere alle esigenze della committenza, nell’uso dei materiali o delle strutture, di come ci si pone in rapporto alla lezione dei grandi maestri attuali o del recente passato, nelle risposte che si possono dare al rapporto forma-funzione, ecc., per quello di restauro le cose non sono così chiare e definite.
  

Cosa conferisce dunque qualità al progetto di restauro? Forse il condurre una ricerca archivistica approfondita? Si, certo ma è un approfondimento di storia e cultura che a volte non si lega nemmeno lontanamente al progetto. L’eseguire un rilievo metrico preciso con strumentazioni e programmi avanzati? Si, certo ma questo non è sinonimo di qualità perché molte volte i rilievi vengono affidati a studi esterni e non dialogano né con l’analisi successiva né con i progetti. Espletare la diagnostica scientifica di materiali e strutture? Si, certo ma è sempre analisi, conoscenza preliminare, acquisizione di dati che sono altra cosa dalla sintesi progettuale. La qualità del progetto può essere influenzata da questi fattori ma è altra cosa e sta proprio nella fase di sintesi quando le analisi preliminari vengono riassunte criticamente e finalizzate a risolvere i problemi.
 
La sintesi progettuale nel restauro per essere di qualità elevata necessita di tre aspetti assai complessi, che provo a sintetizzare e che praticamente corrispondono ad una vita di ricerca nel settore: il primo è possedere una cultura specialistica, perché tutti non possono fare bene tutto e il restauro è materia di nicchia, che pretende operatori specializzati e non generici. Non è un caso che quando le archistar, che tutti stimano quando fanno il loro mestiere, parlano di restauro il più delle volte dimostrano lacune di fondo quasi imbarazzanti e confondono le teorie sul restauro di metà ottocento con le attuali posizioni, ignorando che il pensiero sul restauro si è progressivamente evoluto e modificato come ogni cosa e non è cristallizzato tra Viollet e Ruskin.
 
Il secondo è avere un metodo ben preciso per non perdere mai la rotta, essere coerenti nelle risposte ai vari quesiti e saper mettere in fila, con ordine consequenziale i temi e i problemi del restauro. Il metodo consente anche di percorrere le vie della conoscenza, selezionando quelle fasi necessarie rispetto ad altre che non servirebbero al progetto; possedere un metodo consente inoltre di affrontare oggetti a scale diverse fornendo sempre risposte coerenti tra loro e la coerenza è forse l’aspetto più importante, che più si lega alla qualità.
  
Il terzo è la capacità di tradurre l’analisi in sintesi, o meglio le conoscenze vaste che si elaborano nei vari settori in terapie precise, puntuali e concrete cioè in progetti esecutivi. Non servono a nulla progetti che non indicano come, dove, quando, con che modalità operative e quali costi intervenire. Non sono di qualità quei progetti che non passano per un capillare coordinamento delle competenze tutte: architettonico, strutturale, impiantistico, interni e con l’osservanza o la deroga alle molte normative. Il restauro di qualità fonda su un pensiero teorico con solidi fondamenti culturali ma è anche e soprattutto operatività, cioè concretezza.
Internet in questo è un volano straordinario, che potrebbe facilitare l’accesso alla cultura specialistica, rendere più agile il metodo ed elevare l’espressione della sintesi progettuale.  
  
Di questi temi si è parlato in due convegni che abbiamo organizzato insieme ad ALA Assoarchitetti a Vicenza nella prestigiosissima sede della Basilica Palladiana nell’ambito del forum del Premio Internazionale Dedalo Minosse e che ha affiancato la bellissima mostra dei progetti premiati. Da parte di una serie di relatori di altissimo spessore, sono stati presentati non solo esempi concreti di edifici storici di epoche, aree e con problematiche diverse, nei quali il progetto è stato particolarmente approfondito dal punto di vista della qualità.
Tutti hanno messo in evidenza come la qualità dei risultati ottenuti sia dovuta al corretto equilibrio tra teoria e prassi, dove la prima fornisce gli ambiti all’interno dei quali la seconda deve muoversi procedendo con coerenza per definire nel dettaglio gli interventi su superfici, elementi architettonici, spazi e non ultima la valorizzazione e quindi il riuso.

Hanno dato il loro contributo soggetti con la più diversa formazione, sociologi, architetti, economisti, avvocati, gestori di patrimoni immobiliari, rappresentanti dei proprietari di dimore storiche, ecc., accomunati tutti dalla ricerca di qualità nel proprio operare. La differente provenienza e competenza di ciascuno e i diversi contesti descritti sono stati motivo di grande stimolo per tutti i presenti.

  
SULLA RIVISTA seguono alcune SCHEDE illustrative di casi di valorizzazione presentati in occasione del Convegno dal titolo 'Valorizzazione del patrimonio storico in maniera compatibile' svoltosi a Venezia il 6 giugno e a Vicenza il 3 ottobre 2019.
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