ISSN 2283-7558

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Edoardo Radaelli

Autore

Professore a contratto, Politecnico di Milano

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L’ "AFFAIRE VILLA ALARI”, DA RESIDENZA AD OSPEDALE PSICHIATRICO

L’intervento di restauro delle coperture degli anni Cinquanta

L’articolo sulla copertura di Villa Alari completa quanto raccontato sulle pagine di questa rivista (vedi recmagazine160) in merito al restauro delle facciate dell’edificio Settecentesco. Negli anni ’40, purtroppo, il passaggio di proprietà e la trasformazione della villa in Ospedale Psichiatrico, comportarono importanti alienazioni del suo patrimonio mobile e gravi alterazioni delle strutture, in particolare della copertura.
Si presenta il caso paradigmatico della villa, sottolineando due distinti criteri metodologici applicati sul bene storico, addottati a distanza di soli sessant'anni l'uno dall'altro. Il primo approccio, risalente al 1957, è risultato distruttivo e totalmente irreversibile; l’attuale, operato dagli scriventi, è invece caratterizzato da soluzioni minimamente invasive ed in linea con i contemporanei criteri della conservazione, anche se applicati proprio a quelle “moderne” strutture che furono messe in opera nell’illusione di non dover più eseguire manutenzioni o consolidamenti alcuni.

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"AFFAIRE VILLA ALARI”, FROM RESIDENCE TO PSYCHIATRIC HOSPITAL


The 1950s roof’s restoration


This article integrates and completes the one published previously on this magazine (recmagazine 160) about the XXIII century facades’ restauration of Villa Alari. In the 40s the building became a psychiatric hospital, with an important alienation of its furniture and serious alterations to the structures, in particular to the roof.

The article presents the case-study characterized by two distinct methodological criteria applied to the historical heritage, adopted only sixty years apart from each other. The one experimented in 1957 was destructive and totally irreversible; the current one, operated by the authors, is minimally invasive and aligned with contemporary conservation criteria, even if applied to those “modern” structures that were put in place under the illusion of no longer having to perform maintenance or consolidation some.