Professore Ordinario fr di Restauro nel Dipartimento di Architettura di Ferrara. In precedenza ha svolto una lunga attività di architetto presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Firenze, dove ha auto modo di progettre e dirigere molti interventi di restauro, tra i quali la Cupola brunelleschiana di S.M. del Fiore, il Duomo di Prato, il Corridore medievale di Prato, la Loggia dei Lanzi a Firenze. È autore di studi sulla storia della tutela sui caratteri morfologici e tipologici della città storica, su approfondimenti di natura teorica, oltre che su singoli interventi.
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L’EDILIZIA STORICA DEI NUCLEI PROTO-URBANI: QUALI COMPITI PER IL RESTAURO?
"[...] Per chi studia l’edilizia storica aggregata nei suoi caratteri tipologici interessa capire le sorti dei nuclei protourbani abbandonati o destinati allo spopolamento, a seguito di eventi eccezionali che ne hanno interrotto la continuità di vita sociale, oppure a causa dell’esito di cicli economici di lunga durata difficili da governare come la rottura progressiva tra il luogo di residenza e quello di produzione. [...]"

TEMPORANEITA' E PERMANENZA
[...] questi allestimenti sono non solo bene accetti, ma rappresentano essi stessi un patrimonio culturale da difendere e l’unico modo per farlo è la loro sistematica reiterazione (senza dover richiamare necessariamente il fumoso concetto di bene immateriale). Ne consegue che se tali allestimenti rimanessero in essere oltre il dovuto o, addirittura, assumessero un carattere permanente non vedremmo l’ora di rimuoverli per tornare a leggere il testo architettonico nella sua realtà.

RESTAURO: L’ARTIFICIOSA RICERCA DI MODELLI CULTURALI
In Italia siamo bravissimi a guardare oltre i confini ‘territoriali’ allorché vogliamo sostanziare i nostri convincimenti ricorrendo a esempi che appartengono ad altre sensibilità culturali. Le ragioni sul piano dell’antropologia sociale sono state ampiamente indagate con esiti contradditori e non certo lineari. In questa sede, tuttavia, ci interessiamo di restauro strictu sensu per cui la riflessione che propongo attiene a due esempi retorici ricorrenti, apparentemente contrapposti, peraltro attinenti allo stesso ambito culturale. [...]

MANUTENZIONE E RESTAURO:
Nella ben nota risoluzione sul restauro promulgata al termine del Congresso degli ingegneri e architetti italiani del 1883, ispirata e redatta da Camillo Boito, veniva affermato che “i monumenti architettonici, quando sia dimostrata incontrastabilmente la necessità di porvi mano, devono piuttosto venire consolidati che riparati, piuttosto riparati che restaurati, evitando in essi con ogni studio le aggiunte e le rinnovazioni”. [...]

Quale architettura per il restauro?
Il restauro è “architettura con speciali finalità conservative” (Gaetano Miarelli Mariani). Su questa affermazione sembrano ormai convergere in molti, fuori e dentro la disciplina, tuttavia è lecito chiedersi se sia una reale adesione al dettato teorico da cui è scaturita, o se invece sia solo una questione lessicale che nasconde ben altri indirizzi operativi. Nel corso degli anni, molti allievi mi hanno posto questa domanda: “ma se il restauro è architettura qual è la differenza con le altre forme di architettura?” [...]

REINTEGRAZIONE O AVVERSIONE?
Riprendo il tema trattato nel n. 167 del 2021 (Arte e restauro: creatività con finalità diverse) con un approfondimento relativo a un intervento che oggi possiamo considerare storicizzato: le pitture murali dell’ovale centrale nella volta dell’Aula Magna dell’Università di Genova, eseguite dall’artista Francesco Menzio nel 1959. [...]

RESTAURO E ILLUMINAZIONE
È noto che per fotografare l’architettura storica occorra aspettare una giornata uggiosa, giacché la troppa luce solare può creare eccessive ombre, tali da non rendere visibili dettagli architettonici importanti. Sarebbe sufficiente aver presente questa raccomandazione per capire quanti siano gli errori che si compiono nell’illuminare i nostri ‘monumenti’.

ARTE E RESTAURO
"Che la disciplina del restauro abbia perso un suo orientamento complessivo è sotto gli occhi di tutti; orientamento che, fino alla fine dello scorso secolo, si poteva assimilare a un binario diretto verso la Conservazione, all’interno del cui scartamento si confrontavano varî indirizzi teorici, anche divergenti, ma pur sempre tradotti operativamente attraverso un ‘progetto di restauro architettonico’. [...]"

Conservare la spazialità dell’architettura storica
"La spazialità dell’architettura storica muta a seconda dei caratteri figurativi e strutturali delle diverse epoche; ogni singolo edificio muta la propria spazialità sulla base dei processi formativi e trasformativi, storicamente determinati, così come essa muta in base ai cambiamenti dell’ambiente, naturale o antropizzato, circostante. La spazialità, dunque, è un elemento di valutazione storico-critica; ciò comporta, sul piano conservativo, di porre una grande attenzione al riconoscimento del ‘valore della spazialità’, troppo spesso sottovalutato, se non addirittura ideologicamente negato. [...]"

Il tempo aggiunge o sottrae?
"Non c’è restauro che non debba fare i conti con gli ultimi millimetri di ‘materia’, quelli più esposti, tanto alla vista, quanto agli agenti atmosferici. Non c’è architetto-restauratore che non sappia che in quei millimetri si gioca una partita estremamente importante che implica forti convincimenti teorici, conoscenza profonda dei materiali e coerenza nell’adozione delle metodiche più adatte per raggiungere l’esito progettato. [...]"

La torre di Triponzo
Il consolidamento dei resti della Torre di Triponzo, gravemente danneggiata dal sisma del 1997, ha fatto scaturire un interessante intervento di restauro architettonico che, solo apparentemente, potrebbe sembrare influenzato dal gusto neo-rovinista, oggi dominante, ma che in realtà scaturisce da precise scelte di natura critica.
Triponzo tower
The consolidation of the remains of the Tower of Triponzo, severely damaged by an earthquake in 1997, led to an interesting architectural restoration which, only apparently, could seem influenced by the neo-ruinist taste, dominant today, but which actually stems from precise critical choices.

ANASTILOSI O RIPRISTINO?
Il termine, di derivazione greca, ha assunto, nel restauro architettonico, un preciso significato (aggiungo, teorico) sintetizzato nei tre documenti che caratterizzano storicamente la nostra disciplina: la Carta di Atene del 1931, la Carta di Venezia del 1964 e la Carta italiana del Restauro del 1972.

UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA, UN ALLESTIMENTO NON FA UN RESTAURO
La molteplicità delle “interpretazioni” che vengono date del “restauro architettonico” rappresenta la testimonianza concreta, da un lato, della difficoltà teorica che vive il nostro ambito disciplinare, sempre più caratterizzato da una continua “contaminazione” multidisciplinare, che spesso assume i toni di un vero e proprio cedimento, dall’altro, delle continue “esondazioni” di altre discipline, e in primo luogo della cosiddetta “composizione architettonica” che tende persino a negarlo. [...]

Quando la reversibilità è fuorviante
La commissione del chiostro fu data a Donato Bramante dal Cardinale Oliviero Carafa nell’anno 1500 e i lavori terminarono, probabilmente, già nel 1504. È una delle opere più importanti del Cinquecento, come ebbe a definirla uno dei massimi studiosi dell’urbinate quale fu Arnaldo Bruschi [...]

LA SALA OTTAGONA DELLE TERME DI DIOCLEZIANO
Questa pillola è dedicata ad un intervento, molto celebrato, di restauro e di nuovo adattamento museale: quello della Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano a Roma, progettato e diretto magistralmente dall’architetto Gianni Bulian tra il 1983 ed il 1997, nell’ambito di un ben più ampio programma di nuova sistemazione dell’area delle Terme.

Il restauro della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo
Nella scorsa pillola, dedicata ai palinsesti realizzati artatamente in occasione di restauri, si è riflettuto sul concetto di rivelazione delle stratificazioni. Piace, qui, tornare sull’argomento analizzando uno dei restauri più importanti della fine dello scorso secolo: quello della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo [...]

… E LI DEFINISCONO RESTAURI!
Nella scorsa pillola dedicata a Ponte Sisto, si è tentato di chiarire, attraverso un esempio concreto, quando possa ritenersi legittima l’eliminazione di una sovrascrittura in un testo architettonico, rivelando una redazione precedente. Una condizione, quella delle sovrascritture, che in architettura, fatti salvi rarissimi casi, si riscontra pressoché costantemente in conseguenza di molteplici fattori: cambiamenti delle destinazione d’uso, mutazioni di gusto, eventi traumatici, ecc. [...]

Roma, Ponte Sisto (1473-1479)
Inizia con questo numero di rec_magazine un nuovo appuntamento curato dal prof. Riccardo Dalla Negra dell'Università di Ferrara con l'intento di stimolare riflessioni sui temi del restauro.
"Il restauro di Ponte Sisto a Roma è lo spunto per una riflessione sulla liceità o meno dell'eliminazione delle sovrascritture in un testo architettonico. [...]"
